A un anno dalla scomparsa di Fernando Botero, Roma ospita la più grande mostra mai realizzata in Italia sull’artista colombiano. Trova ampio e splendido spazio a Palazzo Bonaparte (piazza Venezia) dal 17 settembre 2024 al 19 gennaio 2025.

La sequenza di opere in visione racconta oltre sessant’anni di carriera artistica ed è curata da Lina Botero, figlia dell’artista e da Cristina Carrillo de Albornoz, grande esperta dell’opera di Fernando Botero.
(link per l’acquisto dei biglietti online)

“Prima che mio padre morisse ha espresso tre desideri – ha raccontato Fernando, uno dei tre figli di Botero e omonimo del padre – Fate mostre, fate mostre, fate mostre”.

Dipinti, acquerelli, sanguigne, carboncini, sculture e alcuni straordinari inediti, in tutto oltre 120 opere che costellano il percorso espositivo traducibile in una ricca sequenza che permette di osservarle, studiarle e goderne su due piani di Palazzo Bonaparte.
L’insieme di queste creazioni è una perfetta illustrazione della vasta gamma di tecniche utilizzate dall’artista, pittura ad olio, scultura, pastelli come quelli in ocra rossa (sanguigne), disegno a matita e altro ancora.

Fernando Botero. La grande mostra (descrizione)

“È una mostra eccezionale perché è la prima grande esposizione di pitture dedicata a Fernando Botero dopo la sua morte – ha sottolineato Lina Botero – ed è anche una visione diversa del suo lavoro, capace di mettere in evidenza la maestria con cui Botero ha lavorato con tecniche diverse nel corso della sua carriera artistica. È un’occasione straordinaria per celebrare il primo anniversario della morte di mio padre in Italia, un Paese che ha significato molto per lui e per il suo lavoro”.

L’immersione nelle sale di Palazzo Bonaparte apre gli occhi alle sole fonti di luce e di colore sparse negli ambienti, le opere di Botero. Tutto stupisce la mente, le scelte cromatiche, la luce che vince le ombre, le forme sinuose, ricche, rotonde, opulente, l’originalità che ammalia e tocca profondamente. Non solo i corpi di donne e uomini, ma anche gli oggetti acquistano nuovi volumi quindi brocche, caffettiere, mele, pere, fiori, cesti, vasi, le gambe delle sedie, come pure gli animali, a cominciare dai gatti, dai tori e dai cavalli.
In una raccolta così ampia non potevano mancare gli omaggi a grandi artisti: Botero creò vere e proprie evocazioni di pittori del Rinascimento italiano come il Mantegna o Raffaello Sanzio ridipingendo secondo la sua intuizione visiva un affresco dalla parete Nord della “Camera degli sposi” a Mantova e la “Fornarina“.
E cosa dire della sua visione del dittico dei Montefeltro di Piero della Francesca o dell’omaggio a Leonardo da Vinci con Monna Lisa all’età di 12 anni.

Il percorso tra le undici sezioni che articolano l’esposizione porta a contatto con opere che presentano chiari richiami anche a maestri come Francisco Goya, Pablo Picasso e Diego Velázquez o ispirazioni ai ritratti di artisti fiamminghi come Peter Paul Rubens e Jan van Eyck.

(video qui in basso, la sala caleidoscopica dedicata all’arte di Botero – cliccare per il play)

Imprescindibili alcuni filoni/temi molto cari a Botero, quindi l’America Latina e la Colombia che avevano un posto centrale nel suo cuore, poi il circo, la religione, la mitologia, la natura morta e la corrida.

Volendo riassumere, si tratta di un magico viaggio nella mente, nelle visioni interpretative, nelle ispirazioni realizzate di colui che è stato – ed è – uno dei pittori più importanti del XX secolo, creatore di uno stile unico e originale che gli permise di esaltare i volumi come mai accaduto prima nell’arte.

“Sono felice di presentare Fernando Botero. La grande mostra – ha detto Iole Siena, presidente di Arthemisia – Ho conosciuto Fernando Botero e mi ha sempre colpita la sua estrema serietà e precisione, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe dalle sue opere ridondanti e magnificenti. Lo conobbi in occasione della prima mostra che organizzammo a Verona, nel 2017. Nacque subito una grande simpatia con lui e la sua splendida Sofia. Ero incuriosita dall’inaspettata figura di Botero, così lontana dall’immaginario dell’artista, per giunta sudamericano. Nessuna eccentricità, nessuna sregolatezza o stranezza ma anzi un’eleganza discreta, un incedere metodico e preciso, un continuo osservare in silenzio la vita intorno a sé, gentile e pacato, così diverso da quei suoi personaggi esagerati e fuori misura, che ne hanno decretato il successo in tutto il mondo”.

“Un ossimoro tra vita e opera, confermato dalle tante visite al suo studio, in cui – mi raccontava – lavorava ogni giorno dalle nove alle tredici e dalle quindici alle diciannove – ha continuato la presidente di Arhemisia – Ogni giorno dell’anno, ovunque si trovasse, lavorava otto ore al giorno perché una giornata senza lavoro non aveva senso per lui e perché quello dell’artista è un mestiere e come tale va esercitato, con rispetto e dedizione, diceva. Mi incantavo ad ascoltarlo e ad osservare la tenerezza tra lui e Sofia, perennemente al suo fianco, e mi sono ancor più innamorata del suo lavoro gioioso e malinconico, pervaso di leggiadra serietà.
Nell’anno del Covid, quando il mondo intero era fermo e sgomento, avevamo da poco inaugurato una sua mostra a Madrid, che per decisione dell’Amministrazione era rimasta quasi sempre aperta. Ricordo i commenti dei visitatori, che furono tantissimi, che leggevano in Botero un messaggio di speranza e ci raccontavano di aver finalmente fatto un sorriso, dietro le mascherine. È stato incredibile”.

“Questa mostra è un’ottima occasione per conoscerlo, ricordarlo e amarlo come merita”, ha concluso Iole Siena.

È proprio il dipinto “Omaggio a Mantegna” del 1958 che rappresenta un’esclusiva e una delle unicità di questa esposizione romana: mai esposto prima – si pensava fosse andato perso – fu scoperto da Lina Botero tramite Christie’s ed è proveniente da una collezione privata degli Stati Uniti.
L’artista creò il dipinto per omaggiare la rinascimentale “Camera degli sposi” proprio del Mantegna, nel Castello di San Giorgio a Mantova (si ispirò a quanto ritratto sulla parete nord: l’affresco con la scena della corte dei Gonzaga in cui Ludovico è raffigurato seduto mentre riceve una lettera da Marsilio Andreasi, suo segretario).
Fernando Botero provava un grande amore per l’Italia e per il Rinascimento, tanto che da giovane andava in giro per il Bel Paese a bordo della sua Vespa in modo da poter contemplare e studiare le antiche opere d’arte italiane.

“Giunse in Italia a 20 anni, quando si confrontò con i capolavori del Rinascimento italiano – ha descritto Cristina Carrillo de Albornoz – in particolare Piero della Francesca, Paolo Uccello e Masaccio, con forme massicce e colori straordinari, avvenne la sua ‘metamorfosi‘. Botero si è sempre interessato al volume, fin dai suoi inizi, in modo inconsapevole, ma ha capito la sua trascendenza nell’arte studiando i maestri del Quattrocento italiano”.

Altra opera inedita, quindi mai esposta al pubblico, è una delle sue versioni dell’infanta da “Las Meninas” di Velázquez, pittore che Botero analizzò ridipinse da giovane studente durante il suo apprendistato a Madrid, al Museo del Prado.

“La mia ambizione era di essere un pittore e soltanto un pittore. Ho cominciato a dipingere a quattordici anni e da allora non c’è stato nulla che sia riuscito a farmi smettere.
Vivo con una costante fame d’arte. Aspiro a esplorare i problemi fondamentali della pittura.
Non ho mai trovato altro nella vita che mi causi altrettanto piacere”.
… “L’aspetto meraviglioso della pittura è che nessuno può decidere di saper dipingere. La pittura, ogni singolo giorno, ti porta a percorrere nuove strade e a non smettere mai di fare pratica”.
(Fernando Botero)

L’artista colombiano aveva un concetto-guida, un principio fondamentale che designava l’arte come canale di trasmissione della gioia, ma si concesse una trasgressione e lo fece con le opere che raccontarono lo strazio delle violenze in Colombia e non solo, come le torture nel carcere di Abu Ghraib, in Iraq. Tutte opere naturalmente presenti nella mostra romana.

La presentazione della mostra

Il 16 settembre a presentare l’esclusivo evento artistico, Iole Siena, presidente di Arthemisia che ha organizzato e allestito l’esposizione e lo ha fatto insieme a Lina Botero e Cristina Carrillo de Albornoz, curatrici della mostra.
Al tavolo di presentazione alla stampa anche gli altri due fratelli Botero, Fernando e Juan Carlos insieme ad Alessandra Taccone, presidente della Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale che ha sostenuto l’iniziativa affiancata da Poema e non poteva mancare il professore Emmanuele Francesco Maria Emanuele, avvocato conosciuto in Italia e all’estero come grande filantropo, vicino alle arti, mecenate oltre che ideatore e realizzatore della stessa Fondazione. Il tutto in collaborazione con la Fernando Botero Foundation.
Patrocinio concesso dal ministero dei Beni e delle Attività culturali, dalla Regione Lazio, dall’assessorato alla Cultura del Comune di Roma.

“Conosco Iole Siena da tanto tempo – ha raccontato il professore Emanuele – ma in questi anni ha fatto sempre meglio e con questa mostra lo ha dimostrato. Botero lo considero un uomo che nell’abbondanza tradisce una capacità intellettuale piena di ironia e incarna tecniche rivoluzionarie che pochi continuano ad avere. La forza di Botero è nell’aver adottato una cifra stilistica del tutto peculiare, unica e riconoscibilissima, a cui è rimasto sempre fedele, dilatando a dismisura i volumi di personaggi e oggetti in quella che vuole essere una celebrazione, anche ironica, dell’abbondanza e della positività. Alla base del suo universo espressivo, tuttavia, vi sono anche la maestria nel padroneggiare una grande varietà di tecniche e, soprattutto, l’attitudine a trarre spunto da alcuni dei più celebri artisti del passato per reinterpretarne i capolavori in maniera assolutamente personale. Ciò, a conferma dell’assunto, da me sempre sostenuto, che l’arte è un fluire ininterrotto, un dialogo costante tra i grandi di ieri e di oggi, e che non ha dunque senso racchiuderla in periodi rigidi ed impermeabili tra loro. Botero è la sintesi della meraviglia nella creatività”.

Poi il fondatore e oggi presidente emerito della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, ha messo l’accento sulla latitanza delle istituzioni nell’educazione e nella cura dell’arte, della cultura: “Per me la Fondazione Terzo Pilastro è la dimostrazione che lo Stato non c’è più, i privati molto spesso se ne vanno all’estero. Rimane l’umanità che io cerco di rappresentare, una vocazione alla solidarietà, per dare una risposta a ciò che non viene fatto”.

Alessandra Taccone, presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale: “Sono particolarmente lieta che la Fondazione da me presieduta, in collaborazione con Poema, abbia avviato una partnership continuativa con Arthemisia, sapientemente guidata dalla sua presidente Iole Siena, ciclo che ha inizio con un nuovo e importante progetto artistico, peraltro perfettamente in linea con quanto realizzato nei lunghi anni del suo mandato dal mio illustre predecessore professore avvocato Emmanuele Francesco Maria Emanuele. Riproporre oggi, ad un anno esatto dalla scomparsa di Fernando Botero, colombiano ma italiano d’adozione, un’esposizione monografica di così eccezionale ampiezza su di lui, che ripercorra la sua più che sessantennale carriera, è un’iniziativa che trovo doverosa e che si configura come un evento unico, sia per la quantità e varietà di opere in mostra, sia per la prestigiosa sede che lo ospita, Palazzo Bonaparte nel cuore del centro storico di Roma”.


  • Prima sezione – Versioni
  • Seconda sezione – La scultura
  • Terza sezione – Disegni
  • Quarta sezione – La natura morta
  • Quinta sezione – I pastelli
  • Sesta sezione – La religione. Oltre le convenzioni
  • Settima sezione – Il circo
  • Ottava sezione – La Corrida
  • Nona sezione – La violenza
  • Decima sezione – Acquerelli
  • Undicesima sezione – America Latina: le sue radici colombiane

Catalogo a cura di Moebius che ha editato un volume molto particolareggiato, puntuale e di grande fattura.

Sponsor Generali-Valore Cultura come padrona di casa, special partner Ricola, mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale e Atac, sponsor tecnico Cantine Ferrari Trento, hospitality partner Hotel de Russie e Hotel de la Ville.


dal 17 Settembre 2024 al 19 Gennaio 2025
a Roma
Palazzo Bonaparte
Piazza Venezia, 5
dal lunedì al giovedì dalle ore 9 alle 19,30;
il venerdì, il sabato e la domenica dalle ore 9 alle 21 (la biglietteria chiude un’ora prima)

Biglietto: intero 16 euro,
ridotto € 15 / € 14 / € 12 / € 10,
da 4 a 11 anni non compiuti € 8,
scuole € 7.
gratuito per i bambini fino a 4 anni non compiuti; per accompagnatore o guida di gruppo prenotato (1 ogni gruppo); per insegnanti in visita con gruppo scuola (2 ogni gruppo); per soci ICOM (con tessera); per un accompagnatore per disabile; per possessori di coupon di invito; per possessori di Vip Card Arthemisia; per giornalisti con regolare tessera dell’Ordine Nazionale in servizio previa richiesta di accredito.

Telefono per informazioni: +39 06 87 15 111
Sito ufficiale: http://www.mostrepalazzobonaparte.it

Di Giuseppe Grifeo

Giornalista professionista, nato e maturato terrone, avi terroni, vivente e scrivente... Passione per l'astronomia, l'egittologia, la storia, quella antica e medievale in particolare, le leggende, l'enogastronomia e la mia Sicilia. Nato per curiosare, indagare, ficcare il naso, ma con discrezione, elegantemente

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *