Era un quartiere bene, esploso tra gli anni 60 e 70 del 1900, professionisti, quadri, alti gradi delle Forze Armate, commercianti, alcuni degli stessi costruttori che edificarono l’area. Nel quartiere Talenti di Roma – III Municipio (anni fa era targato “IV”) si viveva bene. Pur conservando oggi un ottimo livello economico dei residenti, è evidente la presenza di abbandono e sporcizia, sembra quasi un senso di depressione evidenziato dal cambiamento nella tipologia dei negozi: dalle tante vetrine che popolavano il quartiere e dalle quali si vendevano abbigliamento dall’alto al medio livello, tanti negozi di scarpe, oggi invece dilagano bar, friggitorie, ristorantini, pasticcerie, simil fast food, somministrazione alimentare per riassumere il tutto. Certo, tra tutte queste proposte esistono alcune vette d’eccellenza. Ma serve cibo in vendita per accontentare tanti possibili clienti tra residenti locali e i più numerosi in arrivo da altre zone di Roma.
Abbandono e sporcizia. Sì, è evidente. Prima dell’anno 2000 certe situazioni attuali erano del tutto inaccettabili e non si vedevano proprio.
Oggi sembriamo non farci più caso. Ci si convive col pattume che non circonda solo i cassonetti, foglie che si accumulano in strati, cartacce varie, bottiglie, resti di confezioni tetra pack con sopra marchi vari, parte di alcune coperture di marciapiedi che hanno buchi veri e propri.
Per non parlare della selva che cresce indisturbata lungo i marciapiedi, alte graminacee e infestanti di varie tipologie, rami e cespugli tutti alti fino alle ginocchia.
Scenario delle immagini scattate sono via Maria Barbara Tosatti, via Pietro Aretino, via Jovine Francesco, via Ugo Ojetti, via Arturo Graf.
Nel XX secolo tutto questo non era nemmeno immaginabile. Oggi lo abbiamo. Eppure come residenti a Roma paghiamo tasse estremamente alte per i servizi cittadini, tra le più alte d’Italia. Anche lì dove lo sporco e i resti per terra sembrano pochi, il vero problema è la permanenza a terra e per le strade: sono lì da alcune settimane fino ad alcuni mesi (!).
In ultima foto della serie qui sopra il passaggio tra via Pietro Aretino e via Jovine Francesco. L’immagine è eloquente: già è complesso passare camminando con le proprie gambe, difficile passaggio di chi è dotato di carrozzella o ausili al movimento, erba alta e secca in cui dominano graminacee, palo della luce, cassonetti (uno sbilenco), cespugli alti e abbondanti
Qui sopra via Ugo Ojetti, più curata delle sue traverse, ma ha particolari stridenti come l’erba infestante lasciata crescere vicino alle fioraie (come a dire, verde su verde non guasta!) o le panchine malridotte. Certo, non guastano gli incivili che buttano loro rifiuti a terra, come pannolini o altro sotto la panchina in assi di legno a ridosso di largo Pugliese, alla fermata Atac. Ma lo sporco impera in più punti.
Con le foto qui sopra si dà un’occhiata a via Arturo Graf. Pattume sparso in più punti, per non essere ripetitivi e per far caricare meglio la pagina ai lettori, non sono stati inseriti tutti gli scatti. Nella parte centrale della strada si stanno accumulando pezzi di corteccia dei platani, su cui in autunno cominceranno a stratificarsi le foglie che ricadranno dagli alberi: sì, perché è estremamente raro che i resti vegetali vengono raccolti; si può arrivare ad affondarci con i piedi, accade ormai da anni, con buona pace della capacità di drenaggio delle acque da parte di tombini e chiusini. Altra cosa, l’inutile telefono pubblico: va bene che nel nuovo corso Telecom abbiano voluto eliminare la classica cabine per metterci quella sorta di appenditelefono, ma che almeno funzioni!