Una sala gremita e applausi senza sosta per la prima de “L’anatra all’arancia”, titolo originale dell’adattamento francese “Le canard à l’orange”, rappresentazione che ha animato il Teatro Quirino in una Roma natalizia ammantata di luci sgargianti e sorrisi euforici.
Una commedia scritta nel 1967 dall’inglese William Douglas-Home, adattata nella versione teatrale e rappresentativa francese da Marc-Gilbert Sauvajon, diretta oggi da Claudio Gregori in arte “Greg” che, da regista, non perde la sua ironia, ma anzi la esalta nel dettare i tempi comici.
Per inquadrare l'autore del romanzo originario, William Douglas-Home era il terzo figlio del XIII Conte di Home e di Lady Lilian Lambton, figlia di Frederick Lambton, IV Conte di Durham. Suo fratello maggiore era Sir Alexander Frederick Douglas-Home, XIV conte e poi barone Home of the Hirsel, nonché primo ministro britannico dal 19 ottobre 1963 al 16 ottobre 1964. Anche William si diede alla politica, ma per breve tempo, oltre a essere un drammaturgo. Sposò Rachel Brand, baronessa di Dacre, figlia di Thomas Brand, IV visconte Hampden, XXVI Barone Dacre e di Leila Emily Seely. Nel 1944 come ufficiale del 141º Reggimento, i Royal Armoured Corps, William Douglas-Home partecipò alla Campagna di Normandia pur essendo sempre stato contrario all'entrata in guerra del Regno Britannico. Subito dopo il conflitto iniziò a scrivere e a realizzare molte opere. La sua The Reluctant Debutante ha avuto due adattamenti cinematografici: il primo film nel 1958 con lo stesso titolo e per protagonisti Rex Harrison e Sandra Dee; il secondo nel 2003 col titolo What a Girl Wants, con Amanda Bynes, Colin Firth e Kelly Preston.
Tornando alla rappresentazione nel salone del Quirino, «Recitare a teatro è davvero divertente e mi attrae sempre – spiega Greg – La regia, al contrario, non è semplice: non si tratta solo di dirigere, ma anche di armonizzare le proprie necessità con quelle dell’attore, ricercandovi un compromesso».
Un compito che sembrerebbe ben riuscito all’artista romano che ha saputo conquistare l’attenzione del pubblico per più di due ore strappando sorrisi e divertimento
Il merito è anche delle grandi doti attoriali del capocomico e mattatore Emilio Solfrizzi, l’attore barese noto al piccolo schermo per la fiction “Tutti pazzi per amore”, qui nei panni di Guglielmo, un marito fedifrago, dal temperamento istrionico che mal digerisce l’innamoramento di sua moglie Lisa – una brava Carlotta Natoli – per il conte Francesco Maria Serravalle Scrivia.
Dalla confessione di sua moglie indotta con astuzia dallo stesso Guglielmo, si entra nel vivo del feuilleton, con una trama ricca di intrighi e colpi di scena che si susseguono come le mosse degli scacchi. Ed è proprio da una partita a scacchi tra moglie e marito che prende il via la commedia assurgendo così a metafora della pièce che diventerà una vera e propria sfida di arguzia tra i due.
Non a caso, sono sempre gli scacchi, in formato gigante, a troneggiare nella raffinata casa della coppia, come elemento d’arredamento modernista.
Così, la prima mossa spetterà a Guglielmo che da consumato scacchista convincerà sua moglie a invitare l’amante a casa per un fine settimana da passare in quattro, in compagnia della sua procace segretaria Patrizia detta “Patti Pat”. Per convincerla ad abboccare all’amo, le proporrà di assumersi la colpa della separazione, facendosi trovare a letto con Patti Pat, proprio in casa, sotto l’occhio vigile di Teresina, la loro collaboratrice domestica.
Un piano diabolicamente orchestrato che, in un primo momento, persuaderà sua moglie Lisa, fermamente decisa a lasciare il tetto coniugale, sino a che una serie di imprevisti sconvolgeranno i suoi propositi iniziali.
Innegabile è il ruolo di primo piano di Emilio Solfrizzi che alla fine saluta il pubblico ringraziandolo per “la calorosa accoglienza”, mentre ricorda loro del terremoto che ha terrorizzato la prima orvietana. E ironicamente spiega: «A Roma, verrebbe voglia di saltarle le prime, perché vi assistono familiari e amici e se li vedi commossi, con le lacrime agli occhi, vuol dire solo che hai fatto proprio “piangere” in tutti i sensi».
Una recitazione, la sua, estremamente naturale e fluida, che come dichiara lo stesso autore «è un vera e propria cifra stilistica: personalmente riesco a cimentarmi in un ruolo soltanto quando riesco a farlo mio in tutti gli aspetti, in modo che il pubblico creda che tutto nasca lì per lì»
Una pièce davvero consigliata per trascorrere momenti di spensieratezza e goliardia, esaltati da una comicità raffinita e senza tempo.
Dal 23 dicembre al 7 gennaio al Teatro Quirino “Vittorio Gassman”
“L’anatra all’arancia” di W. D. Home e M. G. Sauvajon, per la regia di Greg (Claudio Gregori)
con Emilio Solfrizzi, Carlotta Natoli, Ruben Rigillo, Beatrice Schiaffino
e con Antonella Piccolo