Avrei voluto urlargli qualcosa, ma ho fatto la persona educata, calma. Dovevo essere paonazzo in volto. Diverse cose volevo dirgli in risposta al suo fare arrogante come se avesse a che fare con un demente. La vicenda nasce dal dover far fare la nuova carta d’identità a mio padre. Quella attuale gli scade il 7 maggio. L’indescrivibile è stato l’operatore del IV Municipio in via Rivisondoli 2, lì dove era stato preso l’appuntamento. La scelta era caduta su questa sede, non in quella del nostro III Municipio, perché era disponibile in pochi giorni.
E saremmo in epoca di burocrazia digitalizzata-futuristica, più vicina al cittadino? Niente di vero. Leggete pure.
Premessa che fa comprendere l’affaire singolo/triplo nome di battesimo
Mio padre nacque a Caltagirone e fu registrato con un nome di battesimo definito “primo nome risultante all’atto di nascita“, il principale, a cui ne furono aggiunti altri due definiti “nomi successivi al primo“, i cosiddetti secondari, quelli separati con una virgola dal nome principale. Da una vita tali nomi sono descritti in questo modo nei certificati di nascita-anagrafico rilasciati dalla cittadina siciliana e intestati al mio genitore.
Ragion per cui nel tesserino del codice fiscale, prima cartaceo del ministero delle Finanze, oggi in plastica la tessera sanitaria del ministero della Salute, lui figura solo il nome primario e non i secondari. Come è logico che sia.
Anche sul foglio di precetto per la chiamata alla Leva militare del 1953 mio padre figura solo col primo e unico nome utilizzabile ufficialmente.
Anche i certificati dell’esistenza in vita rilasciati dal Comune di Roma riportano SOLO il primo nome.
Tutti questi documenti papà si li è portati appresso per facilitare il compito nel rilasciargli la nuova carta d’identità.
Cinquant’anni fa quando ci trasferimmo a Roma, per chissà quale motivo gli addetti del Comune capitolino misero tutti e tre i nomi di papà nel documento, come fossero inscindibili. Andava bene per me e mio fratello dotati di tre nomi di battesimo primari non separati da virgola e presenti dall’inizio della nostra vita anche nel codice fiscale.
Quindi, a danno del mio genitore fu una cantonata pazzesca quella presa dal Comune di Roma al momento di confezionargli la carta d’identità di cinque decenni fa. All’epoca sottovalutarono la cosa, ma oggi crea problemi enormi. La burocrazia è assurda e fa paura.
Accadde la stessa cosa con mia madre che dalla nascita ha un nome primario accompagnato da un secondo nome secondario separato da una virgola. Anche per lei si creò la difformità fra codice fiscale cui faceva capo il solo nome principale e la carta d’identità romana con due (!).
Con mamma risolvemmo tutto e potete leggere come a questo articolo (link).
Solo per riassumere un pochino, nel caso di mia madre presi appuntamento nella delegazione del XII Municipio per fare prima, l’unico ad avere disponibile questa possibilità in breve tempo invece dei mesi e mesi necessari per il III Municipio che è quello di residenza di mamma.
Al XII accortisi del disallineamento dei dati non risolvibile con una elementare correzione da pc (impossibile oggi con il sistema informatico-elettronico-digitale) cosa decisero? Contattarono il Comune di Catania dove lei è nata, si fecero inviare il certificato di nascita: videro che il primo nome da solo è quello primario, mentre l’altro è il secondario, non fa parte del primo, si omette.
Ci fu la correzione del dato comunale di Roma eliminando il secondo nome per la carta d’identità allineando tutto al dato nazionale del codice fiscale.
Ci sono volute quasi tre settimane tra contatto col comune siciliano, invio di quanto serviva, verifica ecc, ma fu fatto.
L’intoppo che ha bloccato l’iter per la nuova carta d’identità di mio padre
Veniamo al IV Municipio, sede di via Rivisondoli 2 dove ho preso l’appuntamento per la nuova carta d’identità di papà. Siamo al 28 marzo 2025.
Arrivati un po’ in anticipo, faccio sedere mio padre in un’affollata sala d’attesa. Prendo il numeretto, ne abbiamo davanti 14.
Finalmente, dopo due ore circa d’attesa arriva il nostro turno.
Arriviamo davanti alla postazione, mio padre porge la carta d’identità in scadenza e il tesserino sanitario con il codice fiscale insieme alle foto.
“Non possiamo andare avanti”, enuncia il giovane addetto municipale del XII.
“Abbiamo anticipato i tempi – dico io, memore di quel che sarebbe servito, forte dell’esperienza con mamma al XII Municipio – Ecco qui i certificati del Comune di Caltagirone dove è nato mio padre: è evidenziato che il nome anagrafico è solo il primo, gli altri sono secondari, tant’è che il codice fiscale fa capo al solo primo nome, gli altri sono d’accompagnamento, optional, non contano”.
“Non posso fare niente – rimarca il giovane addetto municipale che assume un tono rigido e arrogante – Per riparare questi disallineamenti di dati dovete andare nel vostro municipio d’appartenenza. Gli uffici degli altri municipi non possono sistemare queste pratiche per cittadini di altri territori di Roma. E poi lo può vedere, ho già un sacco di pratiche di disallineamento da sistemare”.
Mi sono sentito preso per cretino. I miei genitori sono residenti nel III Municipio di Roma, eppure il disallineamento anagrafico di mia madre è stato risolto dal XII Municipio.
Faccio notare la lui quanto si svolse in XII, ma il il giovane addetto del IV Municipio ribatte, “Per legge un disallineamento anagrafico può farlo solo il municipio d’appartenenza!”.
Nella mia mente comprendo veramente.
L’operatore adulto del XII Municipio, quello che aveva riparato il problema anagrafico di mia madre, non si era bloccato dovendo sbrigare quella pratica. Il suo ufficio contattò con il Comune di Catania, avvenne per via telematica, i dati arrivarono e si sistemò tutto.
Invece, l’operatore giovane del IV Municipio non ha voluto aggiungere una pratica a quelle già giacenti nel suo ufficio. Troppo casino e lavoro da sbrigare per lui.
E pensare che avevamo facilitato e abbreviato il compito: questa volta, cosa che non facemmo con mia madre perché non avevamo idea della portata del problema, abbiamo presentato più esemplari dei certificati di nascita di papà provenienti da Caltagirone.
Un pezzo dell’iter era saltato, l’evidenza documentale era davanti ai suoi occhi.
Eppure il giovane operatore del IV Municipio è stato irremovibile, alla fine anche sgarbato come se stesse parlando con due incapaci di mente, me e mio padre. Come se ci avesse detto “andatevene al vostro Municipio!“. Il tono era comunque quello.
Chiara poi la sua affermazione, l’operatore suo collega, quello del XII Municipio, aveva lavorato fuori dalla legge sistemando la pratica di mia madre per consegnarle la nuova carta d’identità. Gliel’ho proprio chiesto, “In XII Municipio hanno operato fuori legge?”.
L’addetto del IV Municipio mi ha risposto di sì…
Che epiteto gli avreste affibbiato provando grande gusto?