Roma, due ordinanze di custodia cautelare emesse dal G.I.P. del Tribunale Ordinario di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia. Entrambe le misure hanno colpito personaggi che gravitavano attorno al Carcere di Rebibbia e che sono indagati per due situazioni differenti, per spaccio di droga e per benefici riconosciuti a detenuti in cambio di soldi.

Da questa mattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati e dei comandi dell’Arma territorialmente competenti per le province di Roma, Napoli, Avellino, Viterbo, L’Aquila, Teramo, Imperia e Bergamo, stanno eseguendo queste due ordinanze di custodia cautelare che colpiscono 42 indagati.

La prima, risalente a indagini del 2020 con indagini fatte dagli agenti del NICNucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, riguarda  4 persone. Due sono agli arresti domiciliari e due colpiti da misura interdittiva della sospensione dal pubblico servizio per la durata di un anno. C’è di mezzo uno psicologo che è stato messo agli arresti domiciliari.
In questo caso vengono imputate false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Prima fase dell’indagine: false certificazioni pagate per uscire dal Carcere di Rebibbia

In breve, al Servizio per le Dipendenze (Ser.D.) dell’ASL Roma 2 che lavora nella Casa Circondariale di Rebibbia, vigeva un sistema capeggiato da uno psicologo, un metodo che faceva riconoscere misure alternative alla carcerazione per quei detenuti che in cambio versavano un prezzo ben preciso.
Il detenuto che voleva ottenere questo vantaggio, offriva mille euro allo psicologo e questi faceva in modo di scrivere una falsa certificazione attestante un abuso di stupefacenti, uno stato di tossicodipendenza o comunque precarie condizioni psicologiche come tendenze (in realtà del tutto false) al suicidio. In questo modo il detenuto “pagante” otteneva un trattamento terapeutico nell’ambito di una misura alternativa alla detenzione, quindi usciva dal carcere.

In un’occasione è stato anche registrato un episodio di corruzione, consistito nel pagamento allo psicologo della somma di 1.000 euro da parte di un detenuto, in cambio della redazione – peraltro nei tempi dettati dallo stesso detenuto – di un’apposita relazione psicologica con cui veniva espresso un parere favorevole alla fruizione dei benefici penitenziari.

È stato inoltre ipotizzato e circostanziato il rapporto intrattenuto dallo psicologo con alcuni detenuti – anche per il tramite di alcuni operatori volontari del Ser.D. – finalizzato a rintracciare “nuovi” detenuti da agevolare, con lo scopo di ottenere maggiori compensi in denaro dall’Azienda Sanitaria di riferimento, compensi che venivano erogati sotto forma di retribuzione per le ore lavorative prestate per il contenimento del rischio suicidario dei detenuti.

Per completare e aggiornare il quadro, gli investigatori del NIC hanno raccolto gravi indizi di colpevolezza sull’esistenza di un disegno criminoso escogitato dallo psicologo – anche con la complicità di altri professionisti sanitari – per fare propri fondi di natura pubblica (circa 100.000 euro) tramite una turbata libertà del procedimento di scelta del contraente relativo al bando per un progetto della Regione Lazio denominato “Progetto Sportello”, effettivamente poi assegnato a un’associazione, costituita dai citati operatori volontari del Ser.D. su input dello psicologo.
Ma alla fine i fondi non sono mai stati erogati e l’assegnazione del bando è stata revocata perché erano evidenti alcune anomalie sull’organizzazione dell’associazione, ritenuta non “congrua e sostenibile” dal presidente della commissione giudicatrice.

Seconda fase dell’indagine: traffico di sostanze stupefacenti, mentre un boss del narcotraffico romano riusciva a guidare la sua rete esterna di spaccio dal Carcere di Rebibbia

La seconda fase di indagini, avviata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati nel marzo del 2018, è nata dal monitoraggio di un detenuto nel carcere di Roma-Rebibbia. Questo criminale, personaggio di spicco del narcotraffico romano, si ipotizza intrattenesse contatti con lo psicologo del Ser.D. indagato nel precedente ramo di indagine.

Il narcotrafficante, pur rinchiuso in carcere, si faceva aiutare da due avvocati, solo uno dei due arrestato: i due legali erano incaricati dal malvivente di trasmettere messaggi e direttive da e per l’esterno. Si ipotizza che questi ordini trasmessi abbiano anche permesso di introdurre nel carcere alcuni telefoni cellulari e sostanze stupefacenti.
Il boss romano della droga ha continuato poi a promuovere un’associazione per il traffico di stupefacenti nel quadrante sud-est della Capitale, nei quartieri di Roma Tor Bella Monaca e Cinecittà-Tuscolano, Valle Martella di Zagarolo.

Il lavoro dei carabinieri è andato avanti grazie a pedinamenti, servizi di osservazione e attività tecniche di intercettazione telefonica, ambientale e telematica. In questo modo sono stati raccolti gravi elementi indiziari sull’esistenza di due distinte ed articolate associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti. Queste per comunicare utilizzavano anche di dispositivi criptati.
Una delle due organizzazioni aveva a capo il citato narcotrafficante con la partecipazione, peraltro con ruolo apicale, anche di un altro importante narcotrafficante romano recentemente deceduto suicida.
L’altra associazione criminale riforniva di droga la prima anche grazie a canali di approvvigionamento esteri, come dall’Olanda. Al suo vertice aveva un esponente di prim’ordine del panorama del narcotraffico capitolino, poi trasformatosi in collaboratore di giustizia.

Per questa seconda operazione sono state arrestate in flagranza di reato 7 persone per detenzione illecita di sostanze stupefacenti e sequestrati 21 chili circa di cocaina, complessivi 1,5 chili di marijuana e hashish, due pistole, entrambe rubate e con le loro munizioni, oltre alla somma contante di circa 84.000 euro.

Questa mattina durante l’esecuzione delle ordinanze, a Tor Bella Monaca, i Carabinieri hanno arrestato, in flagranza, un indagato già destinatario di ordinanza, poiché trovato in possesso di 200 grammi di cocaina.

A corollario di tutto questo, al Nuovo Salario i militari hanno arrestato in flagranza, un indagato, non destinatario di misura, poiché trovato in possesso di 5 panetti di hashish per oltre 1 chilo e 220 grammi di marjuana e 7.000 euro in contanti.
In un’officina di Torvajanica i Carabinieri hanno trovato in appositi doppi fondi di autovetture, due buste contenenti 69.940 euro in contanti e 3 Rolex per un valore complessivo di oltre € 160.000,00.
In altri tre obiettivi, i militari hanno sequestrato la somma in contanti di 19.320 euro e altri due Rolex per un valore di circa 30.000 euro.

Di Giuseppe Grifeo

Giornalista professionista, nato e maturato terrone, avi terroni, vivente e scrivente... Passione per l'astronomia, l'egittologia, la storia, quella antica e medievale in particolare, le leggende, l'enogastronomia e la mia Sicilia. Nato per curiosare, indagare, ficcare il naso, ma con discrezione, elegantemente

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