Un cavo, un chiodo e un martello picchiatore che segue solo la sua natura. Una favola per spiegare il guasto che ha provocato il blocco ferroviario romano.
Un cavo, trafitto brutalmente da un chiodo, gridava: “Perché mi trafiggi se io non ti ho mai fatto nulla di male?”.
E l’altro: “La colpa non è mia, ma di quello che mi picchia dietro con tutta la sua forza”.
Qualcuno l’avrà già riconosciuta anche se appena travestita, è una rivisitazione/attualizzazione della brevissima favola di Esopo, “Il Muro e il Chiodo”:
Un muro, trafitto brutalmente da un chiodo, gridava: “Perché mi trafiggi, se io non ti ho mai fatto nulla di male?”.
E l’altro: “La colpa non è mia, ma di quello che mi picchia dietro con tutta la sua forza”.
(versione originale di Esopo)
L’ispirazione l’ha data Matteo Salvini, ministro dei Trasporti, che per spiegare il guasto e il conseguente blocco ferroviario nel comparto di Roma, ha creato una bella favola. In questo modo il personaggio vorrebbe dare prova di immediata risoluzione e volontà italica… riversando la colpa su un operaio o più.
“Errore di una ditta privata, che ha piantato un chiodo su un cavo – ha detto Salvini – Ho chiesto nomi, cognomi, indirizzi e codici fiscali di quelli che non hanno fatto il loro lavoro. Ne risponderanno”.
Le prime considerazioni o domande che vengono in mente sono di tipo simil tecnico: basta piantare un chiodo su un cavo per bloccare snodi ferroviari italiani complessi e primari? Piantare un chiodo su ub cavo di alimentazione ad alta tensione non ha fulminato l’operaio? Perché avrebbe dovuto piantare il chiodo in quel punto (vedi immagine qui sotto) provocando oltretutto un cortocircuito con fiammata. “Pericolo di Morte” si legge sul cavo… e l’operaio ci avrebbe piantato sopra un chiodo? Ma poi per bloccare assicurare cosa.
Non esistono circuiti di riserva e allarmi che scattano a cavo tranciato?
Si è bloccato un impianto operativo centrale, ne è venuta meno l’alimentazione e lo scambio di dati, a prescindere che sia stato un chiodo, un masso o altro a tagliare un cavo.
Tutto si è bloccato in una parte cruciale del transito ferroviario d’Italia. Il chiodo è stato piantato sul cavo nella notte tra martedì e mercoledì, ma l’allarme NON è scattato. Tutto è andato avanti con “normalità” facendo passare le pene dell’inferno fino alla mattinata inoltrata del 2 settembre.
Strano che la disconnessione degli impianti sia avvenuta verso le ore 6,30 di mercoledì visto che il cavo sarebbe stato tranciato durante la notte e senza che nessuno si sia accorto di nulla.
Sconcertante quel che è emerso dalle dichiarazioni di Stefano Donnarumma, amministratore delegato di Fs, “si è tranciato un cavo, sono entrate in funzione le batterie che hanno mantenuto tutto acceso fino alle 6 del mattino, quindi nessuno si è accorto di questo”.
Riassumendo, la centrale operativa era in emergenza, l’alimentazione è cessata a prescindere dalla causa ed è stata alimentata con la carica -non infinita- delle batterie e non c’era un monitor, una spia, un cicalino, una sirena che abbia dato un allarme, che abbia evidenziato questa situazione così precaria e pericolosa.
Un iPhone, un qualsiasi smartphone, segnala già quando la batteria scende al 20% della capacità e poi al 10%.
Al contrario, la centrale operativa di Roma Termini non ha avvisato, è rimasta inerte.
È normale?
Comunque, se fosse vero, saremmo messi molto male. I nostri viaggi ferroviari appesi a… un cavo.
Credo che il ministro, prendendo finalmente in mano la sua delega ai Trasporti (attendiamo fin dalla sua nomina a capo dicastero), debba dare una risposta reale, plausibile e non una favola immediata come quella del cavo e del chiodo. Una connessione alla centrale operativa di Termini, un cavo che smette di trasmettere energia e non parte neppure un allarme per ore e ore.
Il 2 settembre 2024 più di 100 corse cancellate, le comunicazioni ferroviarie Nord-Sud bloccate, ritardi di quattro ore e disagi infiniti. Ad esempio le informazioni sui treni sparite alla Stazione Termini oltre ai convogli bloccati. Turisti e pendolari bloccati a migliaia sulle banchine delle stazioni, quelle di Termini e Tiburtina quasi paralizzate.
Se la meccanica fosse proprio quella del cavo tranciato, un ministro vero dovrebbe prendersela con chi ha progettato e realizzato un sistema così vulnerabile per un circuito cruciale del sistema ferroviario italiano.