Scrivere e parlare della storia e delle rimanenze architettoniche di Roma significa avere a che fare con un retaggio lungo 2.776 anni ricchi di vicende come tutto il mondo conosce. Ogni frammento, ogni palazzo del centro storico ha molto da raccontare. La Casa dei Cavalieri di Rodi incastonata nel Foro di Augusto non sfugge di certo a questo dato di fatto.
L’antico palazzo regala suggestioni uniche, la balconata a loggiato è l’elemento che spicca immediatamente. Passeggiando per via dei Fori Imperiali la si nota subito a coronamento dell’antico edificio. L’immaginazione di tutti manda a possibili visioni da quella postazione privilegiata che si apre verso gran parte dell’area archeologica e verso piazza Venezia.
Ma molti segreti e molte storie quella Casa li custodisce al suo interno.
La realizzazione di un desiderio, la visita al palazzo, grazie a una visita organizzata lo scorso 25 novembre dall’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, delegazione di Roma San Matteo. Guida d’eccellenza una appartenente a Roma Sotterranea-Speleologia per l’Archeologia, Associazione no-profit.
Il Foro di Augusto è il punto dove il palazzo sorge, frutto di numerose stratificazioni storiche nel corso dei secoli, dalla Roma repubblicana a quella imperiale passando per il crollo dell’Impero, le invasioni barbariche, il Medio Evo e via via fino al Rinascimento, poi l’Ottocento e le vicende che riguardano la prima metà del Novecento.
Potete già immaginare quanti uomini, quante distruzioni e quante riedificazioni, trasformazioni urbanistiche abbiano interessato questi luoghi.
Il colpo più recente al riassetto di zona e alle rimanenze archeologiche avvenne fra 1924 e 1932 quando iniziarono i lavori di preparazione per tracciare via dei Fori Imperiali come deciso. Contemporaneamente fu deciso di far riemergere e restaurare i resti architettonici dell’antica Roma che erano ancora nascosti.
In quel momento furono demoliti il medievale monastero di San Basilio e il Convento cinquecentesco delle Domenicane della Santissima Annunziata.
Il Foro di Augusto fu inaugurato nell'anno 2 a.C. Il perno centrale era una piazza rettangolare con il Tempio di Marte Ultore, due porticati sui lati lunghi e la cosiddetta Aula del Colosso dove, con ogni probabilità, era esposta la gigantesca statua di Augusto.
Le due antiche strutture religiose dei basiliani erano state edificate sui resti del Tempio di Marte che era parte integrante del Foro di Augusto già danneggiato dai terremoti del V secolo d.C. insieme alle strutture romane.
Nel IX secolo furono infatti i monaci basiliani a edificare la prima chiesa dandole forma proprio sul podio del Tempio di Marte Ultore (“vendicatore”). Edificarono pure il primo convento collocandolo in corrispondenza dell’esedra settentrionale del Foro.
Come ho sottolineato prima, oggi la chiesa e il convento non ci sono più, ma sulle pareti di fondo dell’antico tempio romano sono rintracciabili i segni d’epoca medievale: visibili gli incavi scavati nella pietra per permettere l’innesto dei tetti a spiovente che ricoprivano i due edifici basiliani.
Ottaviano Augusto-Gaius Iulius Caesar Octavianus Augustus con l’edificazione del Tempio di Marte dava risposta a un voto che aveva preso: appena prima della battaglia di Filippi invocò proprio Marte perché gli concedesse la vittoria contro Bruto, Cassio, assassini di Giulio Cesare. In cambio gli avrebbe edificato un grande tempio a Roma.
Come già scritto prima, nel IX secolo, sulle rovine del tempio augusteo crebbe l’iniziale piccolo oratorio della chiesa dedicata a San Basilio voluta dai monaci: per questo compito fecero utilizzare a mo’ di materiale edile gli antichi blocchi caduti a terra dalle strutture romane.
Le Suore domenicane Neofite arrivarono molto dopo, nel XVI secolo, quando Papa Pio V concesse loro il monastero. La congregazione fece ristrutturare la chiesa intitolandola alla Santissima Annunziata e dotandola pure di un’apertura verso l’attuale via Tor de’ Conti, portale oggi murato e ancora visibile. Affreschi e dipinti andarono ad arricchire l’ambiente interno.
Fino al 1838 rimase in piedi il bel campanile del XIII secolo posto sulle tre colonne ancora in piedi dell’antico tempio romano: nel corso di quell’anno fu demolito per proseguire i lavori di restauro del Foro di Augusto.
La Casa dei Cavalieri di Rodi
Oggi questo splendido edificio non è liberamente visitabile, il Sovrano Ordine di Malta lo apre in rare occasioni e dà il permesso di organizzare visite solo a scelte organizzazioni certificate di guide turistiche.
All’interno il Salone d’Onore, la Sala Bizantina e la Sala della Loggetta, affrescati e con soffitti lignei. Nel sotterraneo dell’edificio, ma come fosse un secondo piano rispetto al livello base del Foro di Augusto, si può ammirare la Cappella Palatina dedicata a San Giovanni Battista, patrono dell’Ordine dei Cavalieri.
Risale al XIII secolo l’arrivo dei cavalieri l’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme – eredi dei Templari – o “di Rodi” e “di Malta”. L’Ordine ereditò proprio dai Templari la proprietà del terreno del fu Foro di Augusto, così il Priorato romano degli ospitalieri prese sede nelle strutture che già ospitavano la chiesa di San Basilio, precisamente nel monastero, il palatium vetus.
Le proprietà degli ospedalieri erano raccolte tutte accanto al palazzo.
Immaginate e calatevi nella realtà dell’epoca e alla precarietà della sicurezza nell’ex capitale dell’Impero Romano.
Le vicine Torre dei Conti e Torre delle Milizie di Roma medievale rappresentavano ottimi capisaldi per la difesa delle 23 case e delle 3 farmacie che l’Ordine possedeva nell’area.
La rotta architettonica del cantiere subì poi un cambiamento durante il priorato Giovanni Battista Orsini, influenzato in questo da Marco Barbo, amministratore dell’Ordine nonché cardinale e nipote di Papa Paolo II.
In questo modo la Casa ebbe l’aspetto con cui si presenta oggi, con la loggia a cinque arcate tutta affrescata al suo interno e rivolta verso i Fori, la nuova facciata verso piazza del Grillo. I lavori andarono avanti dal 1467 al 1470. La Loggia viene attribuita a Giuliano da Maiano: da questa nel ‘400 si affacciava il pontefice per la benedizione della folla.
La cosiddetta “Terrazza Domizianea”, nominata così per i bolli impressi sui mattoni, in prevalenza dell’epoca dell’Imperatore Domiziano, divenne parte integrante dell’edificio e sopra vi fu collocata la bellissima balconata a loggiato.
In realtà la Terrazza era una struttura che subì trasformazioni durante varie fasi costruttive. Il nucleo originario era un “edificio porticato con arcate su pilastri in opera quadrata di travertino, di età tardo-repubblicana, identificato con l’abitazione del console del 14 d.C., Sesto Pompeo e attualmente occupato dalla cappella di culto dei Cavalieri di Malta, dedicata a S. Giovanni Battista. All’edificio porticato si addossarono, nella seconda metà del I sec. a.C., l’aula del Colosso e la grande abside settentrionale del portico nord del Foro di Augusto.
(Soprintendenza di Roma)
La fase successiva è costituita da un muraglione in laterizio traforato da numerose bocchette pentagonali, identificabili con alloggiamenti per fistule acquarie, con due ampi nicchioni arcuati sovrapposti dei quali, dall’esterno, è visibile soltanto quello superiore, a pianta semicircolare.
Il nicchione inferiore, a pianta quadrangolare, è invisibile dall’esterno perché nascosto dalle strutture successive ed è munito di una scala monumentale che lo connota inequivocabilmente come edificio pubblico.
Questa fase costruttiva, proprio in base ai numerosi bolli laterizi rinvenuti nel paramento, è databile all’età domizianea e conferma la denominazione dell’intero monumento che è stato interpretato come una monumentale fontana terminale dell’aqua Marcia che giungeva sin qui dalla zona di Termini e che proseguiva, probabilmente, sino alla sommità del Campidoglio.
Certamente il grande edificio faceva parte di un progetto domizianeo di sistemazione urbanistica dell’intera area che non fu mai portato a termine poiché contro la sua facciata furono addossate le strutture della testata del portico orientale del Foro di Traiano le cui impronte scalpellate sono ancora oggi ben visibili”.
L’assetto politico e monetario dell’Ordine cambiarono nel XVI secolo quando gli Ottomani conquistarono l’isola di Rodi.
L’importanza degli Ospedalieri andò velocemente scemando, i Priori non furono più scelti tra i cavalieri, ma venivano eletti dei cardinali portando il controllo nell’ambito del Vaticano.
Michele Bonelli detto l’Alessandrino, cardinale e nipote di Papa Pio V prese una decisione storica che stravolse la geografia del potere: la sede del Priorato dell’Ordine fu spostata dalla Casa dei Cavalieri di Rodi all’Aventino. Contemporaneamente Bonelli iniziò a bonificare i vasti pantani che erano nel terreno di proprietà dei cavalieri facendo partire una vera e propria speculazione edilizia. Iniziò a nascere un nuovo quartiere tra le pendici del Campidoglio e il muro della Suburra, quello che in epoca romana serviva per proteggere la parte monumentale dagli incendi che spesso scoppiavano nell’antico quartiere.
E qui si arriva al momento dell’arrivo delle Suore domenicane Neofite, nome che descrive la loro missione di convertire al cattolicesimo le fanciulle ebree.
Quindi i cambiamenti e gli ampliamenti nella chiesa come già scritto in un precedente paragrafo, su progetto di Battista Arrigoni da Caravaggio.
La splendida e grande loggia ad archi affacciata verso i fori fu invece chiusa per farne un dormitorio su due livelli. In questi dormitori l’accensione di candele e ceri per lungo tempo è evidente nell’annerimento da fuliggine degli affreschi che rappresentano paesaggi, una ricca popolazione di alberi, frutti, campagne, animali.
Le Suore domenicane Neofite rimasero in questo luogo fino al 1924. Furono trasferite al nuovo convento di san Martino ai Monti.
Il convento sparì, il palazzo passò nelle proprietà del Comune di Roma che ne iniziò il restauro nel 1940, in piena Seconda Guerra Mondiale, per poi proseguire fino al 1950. La Casa fu poi destinata dal Campidoglio come sede del Sovrano Ordine di Malta.
Le antiche botteghe al piano terra sono per adesso magazzini che contengono tanti reperti archeologici trovati al Foro di Augusto e nella risistemazione del palazzo.