Dopo l’ennesima violenza, l’omicidio di Giulia Cecchettin, siamo ancora più attenti e sensibili al ripetersi di eventi simili, di violenze in famiglia, di donne picchiate, maltrattate anche psicologicamente e, naturalmente, di donne che rischiano la vita. È accaduto a Nettuno, provincia di Roma, dove un marito ha colpito la moglie con un pezzo di vetro da una finestra andata in frantumi. La donna, ferita al braccio, è riuscita a divincolarsi e a fuggire salvandosi. Se la stretta del marito sulla moglie fosse stata più salda, poteva finire in tragedia? Un ennesimo omicidio-femminicidio? Ad arrestare il marito violento sono stati i Carabinieri della stazione locale che fa capo alla Compagnia di Anzio.
Questi i fatti.
Tutto è avvenuto nell’ambito di una famiglia di immigrati dalla Nigeria.
I Carabinieri della Stazione di Nettuno hanno arrestato in flagranza un 48enne nigeriano, gravemente indiziato dei reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate.
Nella notte tra il 21 e il 22 novembre una donna di 44 anni di origini nigeriane è arrivata alla Stazione Carabinieri di Nettuno. Era agitata e con un grosso taglio al braccio destro.
I militari l’hanno subito soccorsa e hanno chiamato il 118 per chiedere l’intervento dei sanitari.
Poi la povera donna ha raccontato di essere stata aggredita dal marito durante una lite per futili motivi. Infine, è stata portata al pronto soccorso dell’ospedale di Anzio.
Quindi è bastata una sciocchezza per far partire la furia del marito.
Scendendo nei particolari del racconto, la 44enne ha denunciato che il marito ha iniziato ad aggredirla, prima a parole e poi, dopo aver distrutto accidentalmente una finestra, ha utilizzato uno dei frammenti di vetro per colpirla.
Fortunatamente la vittima dell’aggressione è riuscita a sfuggire dalla presa del marito e a scappare fuori dall’appartamento raggiungendo la Stazione dei Carabinieri per chiedere aiuto.
I militari sono corsi subito verso l’abitazione della coppia e hanno trovando il 48enne ancora in casa. L’uomo è stato bloccato, poi identificato e infine portato al carcere di Velletri.
Da sottolineare che, come di consueto, il procedimento è nella fase delle indagini preliminari: l’indagato è da ritenersi innocente fino a eventuale sentenza definitiva.