“Il bello, la musica e il potere”, argomento e accostamento complessi, intriganti, specchio di vita, tanto che Antonello Cresti e il cantautore Roberto Michelangelo Giordi hanno messo tutto al centro di un volume che è stato presentato a Roma la sera del 21 settembre negli spazi messi a disposizione dal ristorante “Al biondo Tevere”.
(foto della serata scattate da Rita Ricci)
A presentare l’opera, la giornalista e psicologa Lisa Di Giovanni, coadiuvata dalla regista Paola Rotella, che ha letto alcuni brani significativi tratti dal libro.
Per lo storico Gabriele Guzzi che ne ha curato la prefazione, i due autori hanno colto nel vivo, descrivendo «questa temperie storica come un’epoca caratterizzata da un “abbrutimento” artistico», per colpa di una mancanza di dialettica tra gli artisti e il potere dominante. Riafferma, poi, Guzzi la sua posizione: «L’arte è la forma più alta di conoscenza e dunque l’artista racchiude in sé il potere, pur servendo la gente».
Anche Giordi ha ribadito di aver affrontato il tema della bellezza espresso nel dualismo tra arte e potere. «Il potere e l’arte dialogano tra loro, da sempre, ma l’artista così come l’arte è anarchico, ma necessita, comunque, di una linea di confine, di una comunità di appartenenza: ed è proprio questo il limite della globalizzazione, che produce, appunto, una cultura “massificata”».
E aggiunge : «Il bello esiste laddove esiste l’umanità e un potere che riconosce il pensiero umano, mentre dove trionfa solo l’interesse economico, muoiono l’arte e l’autorialità».
Cresti, coautore, ha sottolineato l’unicità della bellezza e citando il filosofo Benjamin, “l’irriproducibilità dell’oggetto artistico”, «Nella mercificazione dell’arte si perde il concetto di bellezza e il suo valore assoluto, così come in un’epoca di globalizzazione si perde il concetto di identità».
Anche la relatrice. Lisa Di Giovanni, si inserisce nel dibattito sulla bellezza ricollegandolo con la scienza e la psicologia: «Anche Freud aveva predetto che l’uomo avrebbe causato la propria autodistruzione e infatti studi neuroscientifici hanno dimostrato che il cervello è influenzato dal “brutto” che lo circonda permanentemente».
Per quanto riguarda il potere, Roberto Michelangelo Giordi ribadisce «quanto questo sia ormai lontano dall’arte e dal bello, soprattutto in Italia», mentre Cresti afferma che, «I veri politici ormai siano gli influencer, gli Youtuber e tutti i vari rappresentanti mediatici, che producono visualizzazioni».
Entra nel merito, anche Andrea Ra, musicista e bassista pluripremiato nel panorama della musica indipendente. Lo fa citando De Andrè, ripetendo che “l’artista è l’anticorpo del potere” e aggiunge che «gli artisti dovrebbero agire ancora oggi in modo non “conveniente”» polemizzando contro un mercato ormai dominante e univoco.
Conferma questa tesi anche il discografico Carlo Martelli, talent scout di Caparezza, sostenendo che «Il crollo dell’industria discografica e la difficoltà oggettiva nell’’investire sull’artista indipendente, hanno prodotto massificazione culturale», pur difendendo la riproducibilità tecnica, in quanto “moltiplicatore dell’offerta culturale”.
Ne è scaturito un dibattito vivace a tutela dell’originalità dell’arte e di chi la produce, confronto che proseguirà nelle prossime presentazioni in giro per l’Italia.
La prossima è prevista a Napoli il 26 settembre all’Istituto italiano per gli studi filosofici.