Questo è un misto tra un articolo di cronaca e un racconto personale preso come testimonianza diretta. È la continuazione di quest’altro articolo: “A Roma la fiera dell’assurdo: carta d’Identità elettronica? Per ottenerla… appuntamenti solo a febbraio/marzo 2024“. Cosa si intende nella burocrazia e anagrafe di Roma per digitalizzazione?
(in apertura Immagine di Drazen Zigic su Freepik)
Tutto si traduce in impazzimento, blocco di alcune procedure. Nello specifico, stop alla procedimento per ottenere una carta d’identità elettronica. Oggi sarebbe stata la stessa cosa se il documento fosse stato cartaceo.
Il problema riguarda chi ha un doppio o triplo o n numero di nomi di battesimo e se sussiste una differenza nella registrazione di questi nomi tra l’anagrafe del Comune e il ministero/regione/Asl per il rilascio del codice fiscale e relativa tessera sanitaria.
E qui devo fare una premessa. Il problema riguarda mia madre, ma sarà comune a tantissimi.
Come da precedente articolo citato con link all’inizio di questo scritto, riuscire a ottenere un appuntamento per far rinnovare il documento non è stato facile. Le prime possibilità da apposita sezione nel sito web del ministero dell’Interno, erano per febbraio e marzo 2024 (!).
Son dovuto rimanere a lungo davanti allo schermo del mio pc. Ho atteso speranzoso che qualche appuntamento venisse cancellato per inserirmi immediatamente.
Così è stato.
Appuntamento preso per il 27 luglio anche se la carta d’identità di mia madre scadeva prima, il 9 luglio.
Finalmente, seguendo quanto fissato dal calendario online del ministero dell’Interno, siamo andati alla sede del XII Municipio (si può ottenere ovunque il documento, ma solo per appuntamento) in via Fabiola 14, zona Gianicolense, partendo dal nostro III Municipio, da Montesacro Alto: circa 18 chilometri percorsi in 32 minuti.
Giunti alla meta e fortunatissimi per il parcheggio, troviamo un salone climatizzato, gli addetti tutti gentilissimi. Ottime premesse.
Anticipo un’altra cosa. Il nostro III Municipio di Roma aveva originariamente cinque sedi dove poter fare la carta d’identità. Oggi, invece, per questo servizio è operativa solo una di quelle sedi, quella in via Fracchia: un suicidio e un disservizio assurdo per un municipio che è equiparabile a una città che è una via di mezzo tra Verona e Bologna.
Da qui la nostra “trasferta” in altro municipio, la stessa che stanno affrontando tantissimi residenti a Roma per avere il documento di riconoscimento in tempi umani. Sembra che la digitalizzazione abbia peggiorato le cose in maniera assurda. Oppure sono gli uomini che non sanno utilizzare questo strumento.
Torno subito a raccontare l’appuntamento in XII Municipio.
Entrati nell’edificio e indirizzati alla giusta area, compiliamo il formulario con i dati, mia madre viene poi chiamata allo sportello, porge il vecchio documento scaduto da pochi giorni e la tessera sanitaria con il suo Codice Fiscale.
L’impiegata super gentile e sorridente compila tutto al suo terminale e qui si manifesta il blocco (!).
All’impiegata si scioglie il sorriso.
È imbarazzata. Non riesce ad andare avanti, il sistema non glielo permette.
Dallo schermo compare la scheda digitale di mia madre e l’impiegata non trova la stringa che indichi il codice fiscale corrispondente: senza questo non si può andare avanti. A quanto ho capito, lì dentro il codice fiscale non c’è mai stato da anni. Così l’addetta prova a metterlo lei manualmente, ma il sistema non ne vuole sapere, così va dal responsabile di sala.
La faccio breve.
Mia madre ha due nomi di battesimo. Dal primo documento avuto da giovanissima in poi, quei nomi li ha visti impressi entrambi.
Quando i miei genitori si trasferirono a Roma nel 1975, fu necessario presentare certificati di nascita e stato di famiglia (all’epoca cartacei) affinché il Comune capitolino procedesse alla registrazione della nuova residenza nella Capitale.
C’era già stato il rilascio del Codice Fiscale, cosa che avvenne in base ai dati anagrafici ma, sia per mia madre che per mio padre (anche lui con due nomi), sul tesserino sanitario figura solo il primo nome di battesimo.
Finché il sistema anagrafico del Comune di Roma non era del tutto digitalizzato, tutto andava bene: Carta d’Identità con doppio nome, codice fiscale con un nome.
Ma se fosse stato un problema, questo doveva manifestarsi a prescindere dall’era cartacea o digitale: se esistono regole per far collimare le identità, queste dovrebbero valere sempre. Oltretutto, accanto a un nome ci sono date di nascita, luoghi di nascita, numeri di registrazione alle rispettive anagrafi, dati comprovanti l’identità personale.
Con la digitalizzazione totale e l’entrata in vigore nel 2020 di alcuni protocolli burocratico/digitali, pare che sia cambiato molto, ma nessuno ha avvisato. Di casi come il nostro potrebbero essercene centinaia di migliaia tra Roma e il resto d’Italia.
Morale della favola, il sistema informatico rifiuta di dare un nuovo documento a mia madre (e si rifiuterà di farlo pure a mio padre, per lui se ne riparlerà tra quattro anni) perché nel vecchio documento d’identità e quindi all’anagrafe comunale lei risulta Letizia Eleuteria, invece nell’intestazione del codice fiscale le viene riportato solo il nome Letizia: è come se mia madre si fosse sdoppiata in due persone diverse.
Semmai l’ha fatta sdoppiare la burocrazia comunale-regionale-nazionale.
Il sistema digitale è un idiot savant, un idiota sapiente, talmente rigido da non accettare le dovute correzioni umane, aggiustamenti dettati da una mente umana che considera, pensa, è più adattabile conoscendo la situazione.
Tanto per comprendersi, finché il sistema non era del tutto digitalizzato, le due situazioni/registrazioni erano possibili e, nel nostro caso, lo è stato per 48 anni senza che nessuno dagli uffici abbia mai fatto un minimo di obiezione.
Con la digitalizzazione tutto si è irrigidito.
Soluzione data dal responsabile dei XII Municipio?
Innanzitutto farsi trasmettere dal Comune originario di mia madre (Catania) il certificato di nascita per vedere con quanti nomi è stata registrata, poi scegliere tra due opzioni:
- rinunciare al secondo nome “Eleuteria” per fare la carta d’identità;
- far cambiare la registrazione del codice fiscale aggiungendo il secondo nome (procedura più lunga e complessa, coinvolge un ministero, Regione, Asl) e solo dopo ottenere il documento richiesto.
Mia domanda fatta al responsabile di sala al XII Municipio: “Il certificato di nascita di mia madre il Comune di Roma lo ha già, risale a quando trasferì la sua residenza nella Capitale“.
La risposta è stata chiara, si fa prima a farsi trasmettere questo certificato da Catania.
Altra mia domanda fatta al responsabile di sala al XII Municipio: “Ma se prima andava bene avere doppio nome al Comune e solo un nome per il codice fiscale, cosa è cambiato oggi?“.
Secondo le nuove regole del 2020 non sarebbe più possibile. Il sistema si irrigidisce e non va avanti.
È vero che senza la presenza di un certificato di nascita (che il Comune di Roma ha già da 48 anni, trasmesso dal Comune di Catania o portato da noi, non ricordo) gli addetti del Municipio non possono verificare quanti nomi di battesimo sono presenti e se dopo il primo nome c’è una virgola a separarlo dal secondo nome (questo è quindi omettibile, è facoltativo).
Però questa digitalizzazione, insieme alla mancanza di verifiche e all’assenza di comunicazione all’utenza su questi inghippi, fa giungere agli sportelli dopo estenuanti procedure di prenotazione degli appuntamenti… solo per rimanere bloccati.
C’è ancora molto che non va.
Oltretutto, Agenzia delle Entrate per il codice fiscale e Azienda Sanitaria Regionale per il rilascio della tessera sanitaria, se riportano solo uno dei due nomi esistenti, vuol dire che i dati anagrafici regionali riportano una virgola dopo il primo nome, quindi il secondo non è obbligatorio.
Su questo punto metto una riprova.
Sia io che mio fratello abbiamo tre nomi di battesimo. Siamo nati a Catania. I nostri genitori ci registrarono senza la virgola dopo il primo nome.
Conseguenze?
– Tutti e tre i nomi devono essere indicati obbligatoriamente.
– Sui nostri codici fiscali compaiono tutti e tre, come è leggibile dall’intestazione delle nostre tessere sanitarie.
– In ogni atto, documento ufficiale dobbiamo firmarci con tutti e tre i nomi.
– Quando svolgo il mio ruolo di presidente di sezione elettorale, tra registri di sezione, verbali e quant’altro, devo firmare circa un centinaio di volte con tutti e tre i nomi di battesimo.
Al contrario, se nella registrazione dei codici fiscali dei nostri genitori compaiono solo i primi nomi di battesimo invece di due… vorrà dire che alla loro nascita furono registrati con una virgola a separare il primo nome dal secondo.
Comunque, per comprendere dove sta l’errore, l’inghippo, dobbiamo attendere l’invio del certificato di nascita di mia madre dal Comune di Catania… certificato che – ripeto – il Comune di Roma ha già. Volendo essere più preciso, lo avrà bello conservato il III Municipio, luogo di residenza dei miei genitori dal 1975, da quasi mezzo secolo.