Sei famiglie su 10 si trovano in difficoltà nel far fronte alle spese fisse che siano utenze e carburanti e ad assorbire l’impatto dell’aumento dei prezzi per beni di prima necessità, primi fra tutti i generi alimentari. L’aumento dell’inflazione e del costo della vita incide sempre più sui bilanci delle famiglie italiane. Andamento nero particolarmente pronunciato al Sud (immagine d’apertura da rawpixel.com su Freepik).
Questa l’evidenza che viene fuori dalla ricerca targata 16 luglio e ultimata da SWG, storica e nota società che fotografa la realtà sociale, fa ricerche di mercato, di opinione, istituzionali, compie studi di settore. Questa volta la società di ricerca ha cercato di inquadrare la situazione economica generale portando avanti il suo periodico monitoraggio tra la gente.
L’economia sociale di oggi sta cambiando alcune abitudini, anche sull’utilizzo dei metodi di pagamento e sulla tipologia di carta da usare in negozi, supermercati e quant’altro.
Ma è bene andare con ordine attraverso i dati rilevati da SWG.
I prezzi sono aumentati e più di 1 italiano su 3 si è trovato costretto a ritardare qualche tipo di pagamento: dalle bollette alle imposte fino ad arrivare alle rate di mutui e prestiti o ai canoni dell’affitto mettendo in una potenziale situazione di insolvenza quasi il 15% delle famiglie.
Bisogna però reagire parando i colpi dove si può. Così molti hanno cambiato metodo di pagamento rivolgendosi ad altri strumenti che sono stati sempre disponibili, ma molto poco utilizzati nella quotidianità.
In breve, 4 italiani su 10 hanno adottato diverse strategie di dilazione dei pagamenti: 1 su 4 utilizza la carta di credito per spostare la spesa sul mese successivo, 1 su 5 ricorre a servizi di buy now pay later (compra ora, paghi dopo) servizio che permette al consumatore di abilitare una modalità di pagamento a rate e senza interessi e senza commissioni.
Si cerca di rimandare i prelievi dal conto. Prima o poi, però, si paga e il mese dopo l’addebito arriverà o inizierà a essere registrato. Bisogna stare attenti a non accumulare troppi di questi procrastinamenti/rateizzazioni.
Immersi in questa situazione di stress anche economico, non ha di certo aiutato la scelta della BCE di aumentare i tassi di interesse per contrastare l’accelerazione dell’inflazione. L’azione della Banca Centrale Europea ha di fatto peggiorato ancora la condizione delle famiglie debitrici.
Tutto questo si riflette sulle intenzioni e sulle considerazioni diffuse degli italiani che ritwngono l’incremento dei tassi solo un espediente per non affrontare il vero problema: la mancanza di una politica monetaria e fiscale seria da parte dell’Europa.
In queste condizioni anche psicologiche, la maggioranza della gente ritiene che lo Stato italiano debba intervenire per aiutare le famiglie in difficoltà impedendo alle banche di applicare condizioni peggiori ai contratti di mutuo/prestito in caso di ritardo nei pagamenti, prevedendo nuovi tipi di detrazioni fiscali o introducendo ulteriori agevolazioni e fondi di garanzia.