“Guarda, cos’è?”. Ore 20,59 del 27 giugno 1980, ben 43 anni fa. Chi fece questa domanda? Fu uno dei due piloti di un Douglas Dc9 dell’Itavia, compagnia aerea che non esiste più da molti anni.
Ripropongo la terribile vicenda della strage di Ustica.
Il volo IH870 era decollato meno di un’ora prima dall’aeroporto di Bologna-Borgo Panigale e doveva atterrare a Palermo. Era in forte ritardo: la partenza doveva avvenire alle 18,15 ma l’aereo arrivò tardi al capoluogo emiliano, tanto che la programmazione del viaggio per Palermo slittò di due ore.
Nella Capitale siciliana il volo Itavia non arrivò mai. Precipitò al largo dell’isola di Ustica. Nessuno ebbe scampo tra equipaggio e passeggeri. Morirono in 81.
Gli ultimi momenti della registrazione rilevati dal flight data recorder dell’aereo o scatola nera, le ultime frasi dette dal comandante Domenico Gatti e dal copilota Enzo Fontana, fanno sentire un’atmosfera normale fino all’improvviso cambiamento finale, l’allarme gettato con quella domanda che precedette il silenzio e il disastro: “Allora siamo a discorsi da fare… […] Va bene i capelli sono bianchi… È logico… Eh, lunedì intendevamo trovarci ben poche volte, se no… Sporca eh! Allora sentite questa… Guarda, cos’è?”.
I resti dell’aereo furono completamente recuperati solo otto anni dopo: dal 27 giugno 2007 si trovano a Bologna all’interno del Museo per la Memoria di Ustica (link), in via di Saliceto, 3/22.
I frammenti e gli spezzoni del relitto descrivono gli ultimi istanti del DC9, frammentato in due tronconi principali, finito in fondo al Tirreno, a circa 3.000 metri di profondità, in quell’area tra Ustica e Ponza. Possiamo solo lontanamente immaginare gli ultimi istanti di terrore provati da chi era su quel volo, da chi visse in quel modo i suoi finali momenti di vita.
Furono ritrovate e recuperate solo 39 resti delle 81 vittime.
Tre settimane dopo il disastro del 27 giugno 1980, in Calabria, sulla Sila, furono ritrovati i resti di un aereo militare libico, modello Mig 23 (Микояна и Гуревича МиГ-23) di fabbricazione russa.
Tra depistaggi e i soliti episodi per nulla edificanti nella storia della nostra Repubblica, fu difficile giungere a una definizione della vicenda, delle cause, della ricostruzione dei fatti che portarono alla strage di Ustica.
Ecco di seguito quanto già ho avuto modo di scrivere sul mio blog Il Grifone, l’artiglio, la penna e la forchetta (link)