Con il progetto “Bioglusafe” un passo avanti per i malati di celiachia

di Maurizio Ceccaioni

Quello della fame nel mondo sarà sempre un problema più grande per il futuro prossimo, perché si stima che nel 2050 ci saranno 10 miliardi di abitanti sul nostro pianeta. Se non si prenderanno subito dei provvedimenti mirati, di certo quel che si produrrà non sarà sufficiente a sfamate tutti, cominciando dai paesi più poveri. Una situazione in grave depauperamento, dovuta anche ai cambiamenti climatici e i conseguenti disastri ambientali – come abbiamo potuto verificare nel nostro Paese – che hanno messo in ginocchio settori vitali come quello agricolo e zootecnico.

Grano e prodotti da forno

Una soluzione studiata da tempo potrebbe essere quella dell’applicazione al settore agricolo delle biotecnologie. Ma seppure il nostro paese sia stato fino alla fine del secolo scorso all’avanguardia nella ricerca sulle biotecnologie e la genetica applicate alle piante, la fiducia di produttori e consumatori pare sia venuta sempre meno negli anni, anche se qualcosa sta lentamente cambiando.
Grazie a ricercatori ed esperti provenienti da Enti pubblici di ricerca nazionali (Cnr, Crea, Enea) e da Università italiane, la Rete Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica (Rirab) sta promuovendo la ricerca e l’innovazione in un comparto come quello dell’agroalimentare, che negli ultimi anni ha acquisito una grande importanza sia dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Parliamo di agricoltura biologica e uno dei progetti di ricerca è stato portati avanti da Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), per mezzo della sua Divisione Biotecnologie e Agroindustria. Si tratta del progetto “Bioglusafe”, indirizzato a risolvere le problematiche dei malati di celiachia e si basa su un approccio BIOtecnologico integrato, per la messa a punto di farine ad elevate proprietà tecnologiche con proteine del GLUtine. Nel progetto Bioglusafe sono confluite le competenze già presenti nei centri di ricerca Enea, dall’immunologia all’ingegneria proteica, dalle biotecnologie alla biochimica e grazie alle ricerche fatte in questo campo dai ricercatori del Laboratorio Biotecnologie di Enea e al fondo Proof of Concept (PoC) – sostenuto dal Consiglio europeo di ricerca dell’Ue – già a fine 2021 Enea aveva brevettato un glutine “detossificato” per alimenti adatti a celiaci e intolleranti. Si tratta di un prodotto specifico per realizzare alimenti di nuova generazione (gluten safe) per celiaci e intolleranti al glutine, con proprietà nutrizionali e organolettiche superiori a quelle dei prodotti gluten free attualmente sul mercato. Parliamo di una proteina del glutine“detossificata”, utilizzando cellule batteriche o vegetali come “biofabbrica”, la cui caratteristica è che, pur essendo molto simile strutturalmente a quella naturale, non viene riconosciuta dagli anticorpi presenti nel siero dei celiaci e quindi non da controindicazioni. Per cui il malato di celiachia non perde quella gradevolezza al gusto che toglieva il piacere nel mangiare.

Prodotti vietati ai celiaci prima della proteina del glutine detossificata

La celiachia è una malattia “immuno-mediata” cioè, prodotta da una risposta errata del proprio sistema immunitario. Nei soggetti predisposti geneticamente, è caratterizzata in genere da uno stato di infiammazione cronica dell’intestino tenue, a causa dell’ingestione delle proteine del glutine presenti in alcuni cereali e, se non curata adeguatamente e per tempo, può portare a patologie più serie. Per questo l’Associazione italiana celiachia (Aic) ha messo a punto una Guida alla dieta senza glutineper venite incontro a chi soffre di questa fastidiosa patologia, che in Europa colpisce circa l’1% della popolazione.
Prima del brevetto Enea per questa proteina del glutine “detossificata” , la soluzione sarebbe stata quella di eliminare definitivamente il glutine dalla dieta, utilizzando solo alimenti “gluten free”, che però fanno perdere ai cibi preparati con cereali (come pane, pasta, pizza) la “palatabilità”, cioè la gradevolezza al gusto.

Tra le diverse metodologie finora usate per eliminare il problema del glutine c’è quella della rimozione e scomposizione con metodi chimico-fisici, però senza le garanzie di ottenere un prodotto del tutto innocuo. Uno dei metodi più usati per migliorare la consistenza e l’appetibilità degli alimenti per celiaci, è stato l’uso di additivi come la gomma di guar. Si tratta di una sostanza colloidale (idrocolloide) che si ricavata dalla macinazione del tessuto vegetale che avvolge l’embrione nell’interno dei semi (endosperma). Il Guar (Cyamopsis tetragonoloba), detto anche fagiolo a grappolo, è una pianta della famiglia delle Leguminose, tipica delle regioni del subcontinente indiano (India, Pakistan, Bangladesh, Bhutan, Maldive, Nepal, Sri Lanka).

Cyamopsis tetragonoloba (Ph. Dinesh Valke- Wikimedia Commons)

Un recente studio Enea sulle biotecnologie nel settore agroalimentare ha evidenziato come la negatività verso le biotecnologie in agricoltura stia calando e cresce la fiducia dei consumatori, dato che il 65% degli intervistati assaggerebbe prodotti senza glutine ottenuti con un approccio biotecnologico e il 57% che li acquisterebbe anche a un prezzo superiore di quello di mercato. I dati ricavati sono stati ottenuti tramite un sondaggio online che si è svolto da dicembre 2020 a gennaio 2021, interessando un campione rappresentativo di 511 individui, di cui il 65% donne. La fascia di età più rappresentativa è stata quella tra 18 e 24 anni (24%); il 66% dei partecipanti ha un’istruzione terziaria con una cultura prevalentemente scientifica per il 61%. La regione più rappresentata è il Lazio, con Roma in testa. Questo a dimostrazione che il lavoro fatto dai ricercatori negli ultimi vent’anni non è stato vano. Infatti, comparando i recenti dati con quelli di un precedente sondaggio fatto sempre da Enea nel 2003, dove si evidenziava come per il 52% degli intervistati era condizionato negativamente dall’uso di queste scoperte, pur riconoscendo alla comunità scientifica l’impegno per migliorare la nostra esistenza. In particolate la sfiducia era su come sarebbero state utilizzate queste ricerche dalle “autorità”, forse anche a causa di una comunicazione sbagliata a cui oggi si sta ponendo rimedio.

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